Sacchini vs. Leo

I Solfeggi di Leo e Sacchini a San Lorenzo

PS: la registrazione dei solfeggi di Leo e Sacchini é stata pubblicata da NovAntiqua Records


Premessa

La nostra attività di ricerca e recupero di materiale musicale custodito presso l'Archivio della Basilica di San Lorenzo a Firenze, concentrata sui manoscritti datati tra il Seicento e l'Ottocento, ha portato alla luce interessanti composizioni sacre a quattro voci, tra cui quelle del canonico di San Lorenzo Marco da Gagliano (1582 - 1643), e ci ha pure ragalato una felice sorpresa. Infatti, insieme ai lavori sacri, sono emersi due libri di musica profana, ovvero alcuni Solfeggi composti dai napoletani Leonardo Leo e Antonio Sacchini.

I sei libri i di Solfeggi di Leonardo Leo (1694 San Vito degli Schiavi, Lecce - 1744 Napoli), forse anche dato il suo impiego come Maestro nel Conservatorio della Pietà dei Turchini ii , sono entrati nel circuito didattico-musicale dei secoli XVIII. Addirittura dopo oltre un secolo dal loro componimento i Solfeggi di Leo hanno attirato l'attenzione di Malipiero che, nel solco del Neo-Classicismo filo-patriottico affermatosi in Italia nel periodo fascista, ha redatto per Ricordi una pubblicazione di alcuni dei Solfeggi di Leo con realizzazione del basso continuo iii .

Al contrario i Solfeggi di Antonio Sacchini (Firenze 1735 - Parigi? 1786) non compaiono in nessuno dei cataloghi delle più importanti biblioteche italiane e straniere. Ciò appare alquanto singolare, dato che, essendo il manoscritto conservato a San Lorenzo una copia tarda e non essendo stata Firenze una delle mete di Sacchini iv , si può supporre che tali Solfeggi siano circolati quanto meno in territorio italiano. Proprio questa condizione di apparente unicità fa della copia conservata a Firenze un importantissimo documento.


Scopi didattici dei Solfeggi

I Solfeggi di Leo e Sacchini si inseriscono armonicamente nella tradizione didattico-musicale Settecentesca e presentano affinità con i solfeggi di altri compositori contemporanei (Nicola Sala, Girolamo Chiti, Francesco Falco, Viviani Giovanni Bonaventura, Davide Perez, Giacomo Puccini v , Angelo Michele Bertalotti, Francesco Magini, Giovanni Paradisini, Pietro Pulli, Pompeo Natale, Giovanni Gentile, Giovan Battista Pergolesi).

Diversamente da quelli dei giorni nostri, ma in linea con altri Solfeggi dell'epoca, i Solfeggi di Leo e Sacchini sono ad una voce accompagnata da basso continuo. A cosa serviva una scrittura a più voci? Per rispondere a tale domanda è sufficiente riportare il titolo del libro di Solfeggi di Pompeo Natale, dato in stampa nel 1681. Il titolo reca tale dicitura: "Libro secondo de' solfeggiamenti a due, a tre voci, per cantare, suonare con diversi stromenti, violino, violone, e flauto etc. / composti dal P. D. Pompeo Natale dalla Ripatransona per li suoi scolari...". Si evince che i Solfeggi non venivano utilizzati soltanto per migliorare la lettura di una linea ritmico-melodica. Con i Solfeggi si cominciava pure a fare musica d'insieme, a concertare, ad apprendere le regole armoniche, anche grazie allo studio di realizzazione del basso continuo.

Dato il fine didattico le partiture di Leo e Sacchini abbondano di elementi grafici con i quali i musicisti dovevano familiarizzare: mordenti, trilli, acciaccature ed appoggiature. Al basso continuo presentano frequenti cambi di chiave, probabilmente per non limitare l'apprendimento della sola chiave di basso. Inoltre, allo scopo di affinare l'intonazione, vedono la voce principale saltare sovente, anche con intervalli ampi (di V, VI, VIII, XII).

Ogni Solfeggio è composto da due movimenti, uno lento ed uno veloce, per abituare lo studente a distreggiarsi tra momenti di cantabilità e di espressione o piuttosto richiedenti una tecnica brillante e spigliata.


Differenze di stile

Se si confrontano le partiture di Leo e Sacchini, si notano altresí alcune differenze nella conduzione della melodia e soprattutto nella costruzione armonica.

La prima cosa che salta all'occhio è l'armonia. Difatti in Leo i cambi di accordi avvengono prevalentemente ogni semiminima nei tempi lenti e ogni breve nei tempi veloci. Sacchini invece tende a muovere l'armonia per lo più ogni minima nei tempi lenti e a battuta nei tempi veloci, insomma predilige una minore complessità armonica.

es. 1 - Leo: Solfeggio n. 4, Andantino (battute 1-5)



es. 2 - Sacchini: Solfeggio n. 4, Largo (battute 1-4)



Tale complessità è confermata anche dalla presenza, in Leo, di progressioni discendenti o ascendenti, assai rare nei Solfeggi di Sacchini. Pure questi ultimi vedono ripetizioni ravvicinate di figurazioni melodiche, ma tali ripetizioni sono per lo più all'unisono.

es. 3 - Leo: Solfeggio n. 2, Allegro (battute 13-17)



es. 4 - Sacchini: Solfeggio n. 2, Largo (battute 7-8)



Anche l'andamento del basso continuo segue due stili leggermente diversi. Nei Solfeggi di Leo la parte di basso interloquisce di volta in volta con la voce principale, riproponendo le stesse cellule ritmiche o concludendo con una chiosa finale quando la melodia si ferma su una nota lunga. Soprattutto nei tempi lenti predilige inoltre un andamento congiunto, ovvero più melodico. Nelle composizioni di Sacchini invece il basso è certamente più schematico. Sovente figurano note ribattute (cfr. es. 2) oppure piccole cellule armonico-ritmiche che si ripetono più volte (cfr. es. 6).

es. 5 - Leo: Solfeggio n. 1, Allegro (battute 1-4)



es. 6 - Sacchini: Solfeggio n. 1, Allegro (battute 1-4)



Tenendo presente che Leo è stato attivo nella prima metà del Settecento, mentre Sacchini ha svolto la sua professione prevalentemente nella seconda metà del secolo, appare chiaro che gli stili in voga nel Settecento (tardo-barocco prima e galante poi) abbiano influenzato i due compositori nella composizione dei loro Solfeggi, determinando le differenze sopra esaminate.


I Solfeggi ieri ed oggi

Qualsiasi musicista di oggi può rimanere sbalordito dai Solfeggi di Leo e Sacchini. Il motivo è l'elevata qualità estetico-musicale, elemento apparentemente sorprendente se si pensa che questi non sono nati per essere eseguiti in pubblico né per conquistarne i favori.

In realtà la sorpresa dei musicisti di oggi è alimentata dall'attuale visione didattica. Infatti sono almeno centocinquanta anni che la didattica cerca di individuare, isolare ed affrontare separatamente le difficoltà tecniche del musicista. Ció ha portato e porta esercizi musicalmente inespressivi ed asettici, ma alquanto efficienti per risolvere questo o quell'aspetto tecnico. Nel Settecento invece, come dimostrato da questi Solfeggi, lo studio della tecnica procedeva di pari passo con lo studio dell'espressione musicale.

Senza voler togliere nulla all'indubbio progresso avvenuto nella didattica musicale, bisogna ammettere che l'aver scisso tecnica ed espressione ha creato un pericolo: che l'esecutore di oggi non abbia in mente l'obiettivo finale delle proprie fatiche. Infatti l'apporto tecnico serve solo e soltanto in funzione dell'espressione musicale ma, essendo oggi lo "studio" e il "fare musica" due fasi separate, il rischio è che la prima fase assorba completamente le energie dello studente e distolga l'attenzione dal fine vero del suo studio. Solfeggi come quelli di Leo e Sacchini obbligavano invece i musicisti a non dimenticare mai la musica e le sue emozioni.


Stefano Zanobini

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i [fonte: “Memorie dei Compositori di Musica del Regno di Napoli”, Marchese di Villarosa, 1840 Napoli.]

ii L'attività di Leonardo Leo, a parte una breve parentesi torinese, si è concentrata prevalentemente a Napoli, alternando l'attività di compositore di musica sacra e musica d'opera a quella di insegnante presso il Conservatorio della Pietà dei Turchini, Conservatorio dove Leo stesso aveva a sua volta studiato sotto la guida di Fago e A. Scarlatti.

iii Solfeggi di Leo in forma di manoscritto sono conservati nelle biblioteche di Lecce, Venezia, Milano, Napoli, Roma [fonte: Catalogo dell'Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane].

iv Seppur nato a Firenze Sacchini ha trascorso la sua infanzia a Napoli, compiendo tra l'altro gli studi musicali al Conservatorio S. Maria di Loreto e successivamente con Francesco Durante. Dopo una lunga attività a Napoli ha vissuto a Roma, Venezia, Londra (1771), Parigi (1782), distinguendosi prevalentemente come compositore di opera.

v Giacomo Puccini, nato nel 1712 e morto nel 1781, i cui solfeggi sono attualmente conservati a Parma, è il nonno del più noto compositore di opere Giacomo Puccini (1858-1924).