La passione di Kubrik per la musica classica

Non è detto che una musica scritta appositamente per un film sia per forza la soluzione migliore: spesso esistono da tempo musiche che valorizzano splendidamente il contenuto di un film. Basta saper scegliere
Dopo aver parlato nei miei precedenti articoli delle affinità che legano a volte in maniera così profonda e indissolubile la musica composta per una determinata pellicola e le sue immagini, vorrei ora soffermarmi sull'utilizzo di musica preesistente al film e adattata ad esso in un secondo momento.

All'epoca del film muto la composizione di musiche originali era una rarità: venivano utilizzati brani di repertorio o più tardi alcuni manuali che raccoglievano pezzi scritti per situazioni ricorrenti (scene trionfali, comiche, dolorose, ecc.), che venivano riproposti per più film. La musica allora veniva eseguita dal vivo da un pianista o da un piccolo complesso durante la proiezione.
Curiosamente oggi, soprattutto per la televisione, questa pratica sta tornando in voga in una forma diversa con le cosiddette librerie: raccolte di musiche consultabili anche su internet, già composte e suddivise per genere, tempo, stato d'animo, che si possono “affittare” per essere inserite in qualsiasi tipo di produzione multimediale, dalla fiction alle suonerie per i cellulari.
L'uso di brani di repertorio è stato molto criticato dai sostenitori dell'inscindibilità del rapporto tra la musica e le immagini e ha dato origine ad alcuni tormentoni nella storia del cinema, basti pensare alla Toccata e fuga in Re minore di Bach per scene dell'orrore o di suspance, o ai Carmina Burana di Orff per film storici o scene di battaglia. Ci sono brani la cui associazione con determinate situazioni è talmente radicata e la loro presenza talmente abusata, da venire utilizzati anche con effetti comici in numerose parodie o satire.
Ci sono però casi in cui quest'uso della musica ha toccato vertici molto alti.
Tralasciando ovviamente le pellicole ambientate in determinati periodi storici, nelle quali l'impiego di musiche dell'epoca ne rafforza la collocazione temporale, brani di repertorio vengono utilizzati da grandi maestri del cinema come Visconti o Pasolini per sviluppare associazioni semantiche nello spettatore ma anche per creare situazioni di straniamento derivate dal contrasto tra la musica e le immagini, facendo proprio leva su pezzi molto noti.
Il regista che ha fatto un uso più ampio e profondo di materiale musicale preesistente è sicuramente Stanley Kubrick. In alcune interviste egli ha dichiarato:
“Penso che la musica sia uno dei modi più efficaci per preparare il pubblico e sottolineare dei concetti che si vogliono far notare ad esso. L'uso corretto della musica, e ciò include anche il non-uso della musica, è una delle armi più potenti che un regista abbia a disposizione.” E ancora: “Per quanto bravi possano essere i nostri compositori di musica per il cinema, essi non sono Beethoven, Mozart o Brahms. Perché usare musica che è meno buona quando c'è una così grande scelta di ottima musica orchestrale disponibile dal passato e dal presente? Nel montaggio di un film è molto utile la possibilità di provare diversi pezzi di musica per vedere come funzionano con la scena... con un po' di attenzione e considerazione, questi brani temporanei possono diventare la colonna sonora finale”.
Quest'ultima affermazione può suonare offensiva per un compositore, ed in effetti, come racconterò più avanti, Kubrick non si è preoccupato di portare alle estreme conseguenze questo suo modo di procedere. Va detto però che la pratica di inserire musiche temporanee nel montaggio è comune a tutti i registi, sia per vedere come una scena può funzionare con la musica, sia per dare al compositore un'idea del tipo di commento musicale richiesto. A volte però, sempre durante la fase di montaggio, rivedendo centinaia di volte la stessa scena con i brani temporanei, il regista ne diventa così assuefatto da accettare con riluttanza la nuova musica scritta dal compositore.
Pur avvalendosi di musiche appositamente composte per i suoi film, Kubrick attinge a piene mani nel repertorio musicale popolare e classico, anche con alcune elaborazioni elettroniche: la Nona sinfonia di Beethoven in Arancia meccanica; uno dei temi basato sul Dies irae nella Sinfonia fantastica di Berlioz in Shining; Baby Did A Bad Bad Thing di Chris Isaak in Eyes Wide Shut.
In Arancia meccanica, durante la sua rieducazione Alex è costretto a vedere filmati contenenti scene di violenza, uno dei quali comprende della musica tratta dalla Nona Sinfonia di Beethoven, autore che egli ama, chiamandolo vezzosamente “Ludovico Van”.
In Shining viene usata la melodia gregoriana del Dies irae, reinterpretata da Berlioz nella sua Sinfonia fantastica e qui ulteriormente manipolata con suoni elettronici. Questo motivo cupo viene ripreso più volte nel corso del film, ed è il primo a comparire all'inizio, in contrasto con le immagini idilliache dei paesaggi di montagna.
Il brano Baby Did A Bad Bad Thing di Chris Isaak accompagna una scena d'amore in Eyes Wide Shut, dopo che entrambi i protagonisti avevano flirtato con altre persone ad una festa.
Il caso più emblematico è senz'altro quello di 2001: odissea nello spazio del 1968. E ciò per molti motivi che ora andrò ad esaminare.
L'intenzione di Kubrick in questa pellicola era quella di privilegiare la comunicazione non verbale. Va osservato però come in un film con ampie sezioni senza dialoghi, l'impiego della musica non sia così intensivo come ci si potrebbe aspettare; basti pensare alla lunga sequenza iniziale nella preistoria, solo con i rumori naturali e le urla delle scimmie, oppure alle scene con gli astronauti nello spazio, riempite dal rumore della respirazione e dal sibilo dell'aria.
Inoltre, in una pellicola di più di due ore, i brani musicali utilizzati sono solo sette:
* Così parlò Zarathustra (Also sprach Zarathustra), poema sinfonico di Richard Strauss.
* Sul bel Danubio blu (An der schonen blu Donau ), valzer di Johann Strauss junior.
* Atmospheres, Requiem, Lux Aeterna, Aventures di György Ligeti.
* L'adagio dalla suite del belletto Gayaneh di Aram Khachaturian.
Tutto ciò non fa altro che mettere ancora più in risalto la musica quando compare.
Già in apertura lo Zarathustra di Strauss esordisce con tutta la sua potenza, teatralmente sincronizzato con i titoli, ed associato all'immagine dell'allineamento dei corpi celesti, più volte ripresa nel coso del film.
L'immagine dell'allineamento dei corpi celesti, simbolo astrologico di importanti eventi cosmici, apre il film accompagnata da Così parlò Zarathustra di Richard Strauss.
Questo brano segna anche due momenti di evoluzione della razza umana dopo l'apparizione del monolito nero di origine extra-terrestre: nella preistoria si accende la scintilla dell'intelligenza nelle scimmie che lo toccano, le quali comprendono la possibilità di utilizzare le ossa di animali come arma; nell'enigmatico finale, una delle possibili interpretazioni è la nascita di un nuovo essere dopo che l'astronauta Bowman è entrato in contatto con l'oggetto alieno.
L'origine della scelta del brano di Strauss, oltre che per il suo forte potenziale evocativo, è dovuta al fatto che questo pezzo si ispira all'omonima opera filosofica di Friedrich Nietzche, in cui si parla della discesa del profeta Zarathustra dalla montagna per portare l'insegnamento all'umanità.
L'associazione tra questo pezzo e il film di Kubrick è talmente radicata da essere considerato nella cultura popolare, e non solo, come il tema di 2001: odissea nello spazio, sebbene la sua composizione risalga al 1896.
L'altro celebre brano classico utilizzato è il valzer di Johann Strauss jr. Sul bel Danubio blu, che oltre ad essere abbinato ai titoli di coda, quando la vicenda passa dalla preistoria all'anno 2001 accompagna anche i movimenti delle astronavi e del loro equipaggio in assenza di gravità nel viaggio dalla Terra alla Luna, in una sorta di armoniosa danza fra le stelle.
Meno conosciuto è invece l'adagio dalla suite del balletto Gayaneh di Aram Khachaturian (più noto per la Danza delle spade), che possiamo ascoltare durante il viaggio verso Giove. Nella sua malinconica semplicità sottolinea la sensazione di lontananza e quasi di desolazione nel vuoto dello spazio.
Vi è poi una serie di brani del compositore transilvano György Ligeti, recentemente scomparso, uno dei preferiti da Kubrick, che ha utilizzato le sue musiche anche in Shining e Eyes Wide Shut. Lo stile di Ligeti è più avanguardista e risulta più complesso all'ascolto da parte dello spettatore; questo è forse il motivo per cui le sue composizioni vengono associate agli extraterrestri, per mettere in evidenza la loro incomprensibilità e la profonda differenza rispetto alla forma di vita umana. Abbiamo quindi il Requiem, il Kyrie per la precisione, in concomitanza con tutte le apparizioni del monolito: nella preistoria, sulla Luna, nei pressi di Giove. In tutti questi momenti viene anche riproposta l'immagine dell'allineamento degli astri, insieme con il monolito stesso.
Dal Requiem ad Atmosphères passiamo all'inizio del viaggio attraverso lo spazio ed il tempo nella lunga sequenza finale. Viene anche utilizzata una rielaborazione elettronica di Aventures, non autorizzata dal compositore, che intentò e vinse una causa contro il regista. Nonostante ciò in altre occasioni Ligeti si disse lusingato dall'utilizzo delle sue musiche nei film di Kubrick. Atmosphères doveva essere anche fatta ascoltare con lo schermo nero prima dell'inizio del film e nell'intervallo fra i due tempi, come avviene effettivamente in alcune versioni del film, tra cui la riedizione del 2001.
Completa la serie di brani di repertorio la cantilena infantile Giro giro tondo (nella versione italiana del film), cantata dal computer Hal 9000 con voce sempre più rallentata prima di essere disattivato.
Ma c'è un'altra storia dietro alla musica per questo film.
Originariamente la colonna sonora era stata commissionata ad Alex North, uno dei maggiori compositori di Hollywood dell'epoca, che aveva già scritto le musiche per Spartacus e aveva lavorato a Il dottor Stranamore. Sembra però che per 2001: odissea nello spazio sin dall'inizio Kubrick non avesse intenzione di usare una partitura originale, nonostante il parere contrario della MGM. Alla fine il regista decise di tenere i brani di repertorio facendo un gravissimo torto al compositore, che non fu mai informato della cosa e assistendo alla prima dell'aprile 1968 vide un film dove le sue musiche, alle quali aveva lavorato con grande fatica e anche con problemi di salute, non erano state utilizzate e se ne andò dalla sala amareggiato e distrutto.
Dimenticata per anni, la colonna sonora originale è stata registrata nuovamente con la National Philarmonic Orchestra di Londra e pubblicata su CD nel 1993 grazie alla collaborazione e direzione dell'amico Jerry Goldsmith, altro grande compositore (Star Trek, Rambo, La mummia), dopo la morte dell'autore avvenuta nel 1991. L'evento fu accolto con plauso nell'ambiente, con il commento entusiasta di eminenti colleghi come Elmer Bernstein, Henry Mancini e John Williams. Solo Michael Nyman (Lezioni di piano, Gattaca) disse di quella musica che era “molto ordinaria, una partitura orchestrale tipica dei film di fantascienza, assolutamente non interessante”.
Ma lasciamo parlare l'amico Jerry Goldmith, che ricorda così quei momenti:
“Circa vent'anni fa, dopo una cena a casa di Alex, lui mi chiese inaspettatamente se volevo ascoltare la sua musica scritta per 2001: Odissea nello Spazio . Era una domanda retorica: mi stava offrendo l'occasione di ascoltare con le mie orecchie quello che per anni era rimasto uno dei grandi misteri musicali di Hollywood... Che tipo di musica poteva aver scritto Alex North per 2001? Mi sentii particolarmente privilegiato, perché nessuno di mia conoscenza, all'infuori di Anna North e di coloro che avevano partecipato alle sessioni di registrazione originarie, aveva mai sentito nemmeno una nota di quella musica.
L'impatto di quella musica sulle mie percezioni fu sconvolgente e definitivo. Una fanfara d'apertura nobile; un valzer di grande eleganza; colori orchestrali ricchi ed originali; un'esperienza così breve... Alcuni anni dopo, quando Alex, divenuto malato, mi chiese se volessi dirigere la sua musica per una nuova incisione, mi sentii onorato e profondamente toccato. Alex è sempre stato tra i miei amici più cari, il mio rispetto per lui supera l'ammirazione in termini musicali. Era una persona di raro talento creativo, ma anche compassionevole ed umano.
Ti voglio bene, Alex e spero di aver reso giustizia alla tua musica.”


Gabriele Bazzi Berneri